Il 17 marzo scorso il Rugby Calvisano, in un comunicato che, non fosse per la drammaticità dei contenuti, si potrebbe definire emozionante, caldo, vivo, forse anche “bello”, vista la solarità, la intensa manifestazione di amore per la propria terra ed il proprio sport che emanava, beh la società ovale calvina diceva pubblicamente:” La Società Rugby Calvisano comunica che, coerentemente ad un nuovo progetto, continuerà tutta l’attività sportiva juniores e seniores iscrivendo, al termine della stagione corrente, la prima squadra ad un campionato di categoria inferiore”. Il comunicato poi continuava spiegando e raccontando la vicenda ma la sintesi era plastica: i gialloneri si chiamavano fuori dal Top10.
Una delle maggiori protagoniste del duemila, uno dei team simbolo dello stesso campionato, usciva dalla porta principale con una dignità, un realismo ed una compostezza da primi della classe.
Ma perchè? “Sostenibilità finanziaria ed economica della Società Sportiva e dell’attuale campionato giocato…” diceva quel comunicato. Ma come faceva questo ad essere un problema visto altre realtà in Top10 che….
Tutto questo accadeva mentre in Federazione si cuocevano riunioni, a volte mal convocate, sul futuro del Top10, ma soprattutto la compagine FIR raggiungeva il suo primo obiettivo sulle Società: eliminare la possibilità della creazione di una Lega dei Club (ma non era nel programma elettorale di Innocenti? Mah).
In prima fila nelle varie riunioni il Presidente federale in persona, il neo-direttore del Top10 Marco Aloi, spesso i club, ma soprattutto gli altri dirigenti FIR. Mentre accadeva questo fra addetti ai lavori ed appassionati pareva legittimo e normale che il massimo organo del rugby italiano, organizzatore e detentore dei diritti su quel campionato dicesse se e come il Calvisano sarebbe stato rimpiazzato.
Sarebbe bastato, lato FIR, anche solo la enunciazione del regolamento in vigore che indica termini chiari, invece no, nel tourbillon di mezze dichiarazioni dette a mezza bocca e fughe di “notizie” più o meno volute, da quel mondo e da quello del Top10 in genere arrivavano solo concetti vuoti.
Tutto questo fino alla lunare dichiarazione il primo aprile del Presidente Innocenti che, a domanda di Andrea Martucci per TG Plus Treviso sulla “soluzione per il Top10 dopo le decisioni del Calvisano” vedeva il Presidente rispondere:” Il Calvisano, a parte sui giornali ed un comunicato stampa della Società, sta disputando il Campionato di Top10 e se non si iscriverà lo sapremo dopo il 20 giugno. Al momento rimaniamo così”.
Quindi? Il Calvisano rimane? Il comunicato calvino era uno scherzo? Il 20 giugno (termine per la re-iscrizione ai vari campionati) è allora la data clou? Quindi il Calvisano va o resta? Ma che confusione, cosa sta accadendo? Dalla compostezza al buio a volte è un attimo.
Ma a cosa serve quel “buio”? Cosa ci sarà mai di così segreto e censurabile, grave e riservato, macchinoso e irrintracciabile, da meritare una dichiarazione presidenziale da “negazione dell’evidenza”?O forse questa dichiarazione nasce dal fatto che è proprio la FIR che, in qualche modo, ha fatto fuori il Calvisano?
Il sospetto che il “no” della squadra bresciana nascesse dai diversi incontri di cui sopra ed in particolare da quelli fra FIR e club di Top10 era palese. Perchè in quelli incontri erano state presentate le nuove possibili “regole” per la ammissione a quel campionato. Il Calvisano è stato fatto fuori proprio da quelle possibili regole?
Lo ammette apertamente Marco Aloi al Gazzettino il 4 aprile in una intervista rilasciata ad Ivan Malfatto
Il giornalista rodigino si spinge sulla questione delle “licenze” per entrare in Top10 e chiedendo quali siano i parametri ed Aloi risponde:” Il processo delle licenze prevede 4 capisaldi: trasparenza dei bilanci, sostenibilità del budget, organizzazione di base minima e progetto sportivo a tutto tondo”. Insiste allora il giornalista chiedendo:” Era emersa l’ipotesi di un budget mino di 1,3 milioni a club” ed Aloi risponde:” Non ci sarà nessun parametro minimo di budget. Non sembra corretto dopo il caso Calvisano. Intanto vediamo i bilanci per fare una foto del sistema e partire con le altre regole”.
Insomma, tre giorni dopo, la dichiarazione del Presidente, legata a quella di Aloi, diventava una specie di potenziale ammissione di “colpa”. Erano le nuove potenziali regole ad aver indotto i calvini a lasciare. Anche se, da queste parti, non pare ci sia nessuna colpa a tentare una riforma del Top10.
Un’altra domanda di Ivan Malfatto ad Aloi riservava poi una risposta esemplare, chiedeva: “Se rimane il Top 10 e non c’è il budget minimo come sceglierete la sostituita di Calvisano?” rispondeva Aloi:” Valutando la sostenibilità delle domande, ma passando sempre attraverso il merito sportivo“. Insomma, attuale regolamento: addio.
La riforma del Top10, una qualsiasi riforma del Top10 è la benvenuta, solo realizzarla è un risultato. Piacerà o no, verrà apprezzata o no, questa sarà una questione di libera opinione alla quale certa dirigenza federale sarà il caso cominci ad abituarsi: è tempo che cominciano a crescere anche loro.
E’ chiaro che l’uscita del Calvisano nasce da una prospettiva nuova, nella quale quella Società ha colto non poterci essere ma, ecco questo lo si dice subito, tentare di “salvare” altre Società applicando regole “soft”, come pare voler fare Aloi, è già un primo grande errore.
Ricordiamoci che questo campionato si chiama Top10 perchè nel 2020 non si iscrissero nel Top12 della successiva stagione i Medicei ed il Rugby San Donà. I primi sono stati messi in liquidazione di fronte al Tribunale fallimentare di Firenze nel 2021, i secondi giocano con i propri ragazzi una onorevole Serie B.
Dopo quelle vicende, il citato da Aloi “merito sportivo” non ha assolutamente dato una mano al campionato che quest’anno non era proprio… un top da dieci.
Ricordiamoci infatti i dilettanti dichiarati del CUS Torino, arrivati alla massima serie per avventura, o la altrettanto dichiarata insostenibilità del campionato da parte del Mogliano, che è ricorso all’aiuto della Benetton per avere un team completo.
Poi ci sono, ad esempio, le società iscrivibili senza obbligo di dichiarazione pubblica di bilancio, cosa sicuramente legittima per il loro status giuridico ma inopportuna come TOP10 di Alto Livello.
Tutto questo rimane? Allora forse non è il merito sportivo che vince ma la convenienza politica. In questo caso, Aloi converrà, può rimanere anche Calvisano. Staremo a vedere.
Questa è una storia che fino a qui ci ha portato dalla compostezza al buio e, qui si spera, presto si torni a nuova luce. Prima del 20 giugno però, che sarebbe più serio.