Connect with us

QUESTIONE DA PRO

PIU’ SUD MENO EUROPA (SOSTITUZIONE TECNICA)

Prima che si chiudano i verdetti sulla stagione europea di rugby per club è interessante provare a realizzare un primo sintetico bilancio sulla presenza delle sudafricane. Questo soprattutto alla luce di alcune modifiche che URC ritiene necessarie per vitalizzare il proprio campionato, questa iniziativa è infatti un termometro importante del concreto e giusto apprezzamento (direi anche scontato) che le squadre sudafricane stanno trovando nelle competizioni europee.

Una delle questioni di maggior rilevanza sollevato da URC (e da EPCR) è  il punto di contatto fra campionato e coppe europee.

In questo senso URC sta pensando di modificare la formula di accesso alle coppe, non più garanzie territoriali ma semplicemente meritocrazia da classifica finale. Un appunto “velenosino” a questo proposito ci sta: quando questi campionati europei fanno così, in particolare EPCR, significa che stanno dando una spintina verso l’uscita a qualcuno. (esempio: chi si ricorda le manovre fino al Continental Shield?).

Sicuramente se qualcuno si avvicina alla porta qualcun altro entra dalla finestra, su questo nessun dubbio, sono i team URC del Sudafrica.

Martin Anayi , CEO di URC e componente del Board di EPCR ha recentemente dichiarato relativamente sull’ingresso dei team di URC in Champions Cup per l’annata 2024/2025:” È molto probabile che si torni alla meritocrazia. Ad oggi prendiamo le quattro vincitrici degli scudetti geografici (Shield) e le quattro squadre che si sono piazzate più in alto nel campionato, lo abbiamo fatto perché volevamo un’ampia gamma di squadre in Champions Cup. Alcuni dei nostri stakeholder non lo volevano. Hanno detto che sarebbero stati d’accordo per un periodo di due anni, e poi avremmo riesaminato la situazione. A meno che non ci sia l’unanimità per continuare così, torneremo alla meritocrazia” Ovvero si qualificheranno i primi otto in classifica.

A chi giova in URC questa modifica ? Alle squadre sudafricane, sono quelle le candidate al superamento della asticella meritocratica, già oggi se foss estata questa la regola… A chi questa cosa fa male in URC? Soprattutto alle gallesi, sulle altre c’è da fare un ragionamento. Le italiane ad esempio? Mah la Benetton magari un domani… chissà.

A chi piace tanto tanto tanto questa modifica? Ai team francesi ed inglesi. Da tempo cercano delle “degne” nuove concorrenti per giocarsela in Europa ed il Sudafrica fa più “cassa” dell’Irlanda, affiancare i team del sud alle franchigie dell’isola verde sarebbe un colpaccio.

Le sudafricane infatti non temono concorrenti in URC, per il secondo anno consecutivo si giocherà la finale del campionato ex-celtico in Sudafrica, in casa Stormers, ovvero coloro che il campioanto URC lo vinsero lo scorso anno.

Devono invece ancora macinare strada le sudafricane nelle coppe europee. Quest’anno in Challenge Cup non sono andate oltre i Quarti di finale, ci sono arrivati solo gli Emirates Lions che sono stati battuti da Glasgow (31 -21), gli scozzesi ora sono in finale con Tolone. In Champions Cup gli stessi Stormers di cui sopra hanno preso una ripassata da Exeter ai quarti (42 -17) mentre gli Sharks di Kolisi ne hanno presa una ancora più tonda da Tolosa (54 – 20), sempre ai quarti.

Però è evidente, le sudafricane nelle coppe europee, così come in URC, sono un patrimonio importante. Francesi ed inglesi che queste coppe le hanno così volute ed organizzate, a misura del loro Alto Livello (altissimo se si pensa a….) , non hanno mai avuto intenzione di far crescere altre Nations o altre aggregazioni: le squadre sudafricane sono un patrimonio fatto e pronto, ed anche ricco.

Così URC apre alla (giusta) meritocrazia, attua la “sostituzione tecnica” di un Galles che è in palese difficoltà su tutti i fronti (e che sta pensando di ridurre il numero delle franchigie) e che non riesce a tenere certi ritmi, affianca le sudafricane ad una Irlanda che, pur competitiva e solida, non ha alcuna possibilità di vera espansione.

Tanto Sud e meno Europa è la ricetta dei club anglo-francesi per il rugby professionistico del loro livello, una ricetta certamente egoista, chiusa, che non  pensa in nessun modo alla crescita del nostro sport nel continente. Ma in fondo, pensandoci bene, quei club (forse) hanno anche ragione. La crescita (forse) non è un loro compito.

 

More in QUESTIONE DA PRO