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FIR E DINTORNI

A-ELITE: SOTTO IL CAMBIAMENTO NIENTE

Il cambiamento c’è stato, il massimo campionato italiano ha cambiato nome, formula, numero di squadre coinvolte, relazione con la FIR, impostazione nel rilascio dei giocatori federali (in particolare gli Under20), e diverse altre cosette. Il cambiamento c’è stato, forse frettoloso, approssimato, a volte di difficile comprensione (il nome “Serie A Elite”?), verticistico ma anche aventiniano, silenzioso ma anche silenziato, discutibile ma non discusso. C’è stato.

Sta di fatto che il prossimo massimo campionato è tutta un’altra cosa, giocano in nove, alla fine della stagione regolare in sei fanno i play-off in due retrocedono. Il settimo in classifica è quello che l’ha scampata di un soffio. Non è male, ma in effetti non è questo il tema importante.

La FIR ha fatto la sbruffona, ha fatto vedere formule, contratti, giovanotti piazzati qua e là, promesse video, collegamenti improbabili con la luna e le stelle, ha fatto pure finta di aver organizzato tutto d’accordo con i club ma, in tutti i casi,  non ci ha fatto vedere la cosa più importante: dove sono gli investimenti? Perchè adesso non basta più raccontare che gli investimenti della FIR sono le telefonate in RAI !

Fino ad oggi gli unici investimenti spacciati dalla FIR come riferiti al massimo campionato sono stati diretti ad altre realtà: dalle tante Nazionali al proprio sistema interno. Per il campionato ed i suoi club il conto sta a zero.

Tutta colpa dei club? Può darsi, ma allora che si fa, si muore tutti ma ben vestiti di azzurro?

Non si scappa: manca un piano operativo di investimenti per il massimo campionato italiano, ovvero anche per i suoi team. Come questo piano verrebbe poi ripartito fra club e FIR sarà da scrivere, ma quando esisterà il piano.

Quali investimenti?

In teoria i nove club della “Serie A Elite” vengono citati come facenti parte dell’Alto Livello, per questo, in teoria, dovrebbero diventare i “giardini ovali” più belli e fioriti d’Italia. Per far parte dello stesso “Alto Livello”  le cosiddette “franchigie” prendono dalla FIR circa cinque milioncini di euro a testa (…e se pensate al “giardino” delle Zebre vengono i brividi).

Se si racconta che un club di “Serie A Elite” fa parte dell’Alto Livello allora è normale pensare che la FIR debba interviene presso questi club su: infrastrutture, supporto tecnico e tecnologico, software, formazione dei Coach, macchine e materiali tecnici… altro.  Penso ad una FIR che investe su questi club per portarli tecnicamente e tecnologicamente più vicini alle “franchigie” mettendoci del proprio, esattamente lo stesso comportamento avuto con le “franchigie”. E’ una cosa che si conta anche e soprattutto in euro.

Far chiacchiere, scrivere comunicati stampa, buttar giù calendari e gestire ragazzi di belle speranze, non sono investimenti per il campionato. In passato da queste parti si era compresa e giustificata la riottosità della FIR nel versare soldini “per” il sistema club, era logico in quella fase, ma ora è successo molto…. insomma, il cambiamento arriva per tutti tranne che per le casse federali? Ma guarda che novità.

E’ il momento che la FIR ed il suo Presidente salgano di uno scalino, si evolvano, cambino il modo di gestire le risorse: fare dei club di Serie A Elite delle palestrine per i giovanotti delle accademie o delle selezioni giovanili azzurre è un progetto vecchio, già ben applicato nella precedente gestione federale, già fallito una volta.

La Federazione, che è poi l’unica entità alto spendente del rugby italiano, è proprietaria del campionato “Serie A Elite”, se ne prenda fino in fondo la sua responsabilità: se vuole che sia “Alto Livello” ci investa perchè questo accada.

Proprio per gestire questa responsabilità verso il massimo campionato, nel dicembre 2022 il Presidente Marzio Innocenti aveva nominato un Direttore del Torneo: Marco Aloi. Ora questo direttore è stato demansionato a “consulente”. Un gran brutto segno, da tanti punti di vista, ma scrivere ed occuparsi solo di questo aspetto sarebbe come guardare al dito invece che alla luna.

Quello che per ora si vede è che, per i club di Serie A Elite,  far parte dell’Alto Livello significa poter essere lo scendiletto delle “franchigie”. Di questa condizione inoltre i suddetti club hanno obbligo di essere felici pena ulteriore decurtazione del contributo federale.  Ma se questa è la politica per il massimo campionato a cosa serve che ne abbia un Direttore? Basta uno qualsiasi, non serve un dirigente sportivo o un manager d’impresa, va bene anche un alto livello impiegato delle poste o un capotreno, un artigiano della qualità o un direttore di sala, oppure un avvocato penalista, un architetto, anche un medico.

Il cambiamento fino ad ora annunciato pare serva solo a verticalizzare e strozzare il sistema ovale italiano verso l’alto, lo verticizzi ancora di più verso gli alti dirigenti FIR; nessuno spazio per i club solo ordini da eseguire e regole da rispettare, nessun contributo tecnico, nessuna valorizzazione degli ambienti sportivi di club.. Non era quello che ci si aspettava. Ci si augura, per amore del rugby, venire presto smentiti da modifiche ed annunci in controtendenza.

Ricordiamoci però che questa “riforma” del massimo campionato è prima di tutto frutto dello scontro continuo fra Club e FIR, il risultato del non-dialogo e delle “guerre” interne.  Speriamo che “le parti” tornino a parlarsi davvero perchè quanto si è visto fino ad ora, inclusa la spinta verso la porta di uscita di Marco Aloi, è una comune e negativa responsabilità di tutti: Club (tutti, incluse le pessime ed egoiste “franchigie”) e strutture federali.

Per questo ci tocca dire che, cambiamento o no, per ora questo sistema ovale italiano si è dimostrato profondamente immaturo ed ampiamente deludente.

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