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FIR E DINTORNI

FRA FINTI SQUALIFICATI E FINTI SUCCESSI, ALTRO FLOP FIR

Due colpi a vuoto, pesanti,  inforcati dalla FIR nel silenzio irresponsabile del suo potentissimo sistema mediatico (fra comunicare e silenziare in fatto di “serietà” c’è una bella differenza).

Il sistema federale italiano si infrange ancora una volta e salta in aria davanti alle sue stesse produzioni, crolla vistosamente anche a livello istituzionale di fronte alla sua incapacità di essere a servizio del movimento ovale, volendo invece essere il movimento ovale. Così due casi davvero stupidi diventano siderali per tutto il movimento, oggetto di polemiche e divisioni (ancora una volta), ottengono il risultato di separare ancora di più il ricco rugby della FIR da tutto il resto: il rugby italiano.

Un terzo evento invece, l’ultimo qui sotto, diventa un simbolo della rotta in rotta del sistema federale.

SQUALIFICATI PER FINTA Erano 62 gli squalificati di Rovigo e Petrarca per una “baruffa”, così l’arbitro l’aveva chiamata nel referto  dove tra l’altro non ravvisava nulla di davvero importante,  avvenuta durante il  match “amichevole” (idea malsana delle Società) del 15  settembre. Dicesi sessantadue, una cosa mai vista, che si era guadagnata le cronache di tutti i media, soprattutto di quelli, telegiornali in testa, che non parlavano di rugby da tempo. Una presa in giro ed un dileggio del nostro sport pesantissimo. Persino la Gazzetta ha fatto gli straordinari.  Poi invece si è saputo che era tutto sbagliato: una finta.

Rovigo e Petrarca hanno infatti scritto il loro bel ricorso, sono emerse delle prove video dove è stato evidente che la sentenza era un obbrobrio, era il giudice che aveva toppato di brutto? Ma tutta questa minestra era stata cotta solo dal giudice?.  Beh,  la Corte Sportiva di Appello federale ha cancellato in questi giorni la squalifica per 52 giocatori  su 62, per otto degli altri sanzioni brevi, ma il danno ormai è fatto. Rovigo chiederà pure i danni alla Federazione.

Letta così sembra una cosa che non c’entra nulla con la struttura federale, un meccanismo automatico fatto di errori ed omissioni, un ribalzo fra campo e carte federali. Invece questo caso ha talmente tanti lati oscuri che basterebbe per mettere sotto la lente di ingrandimento mezza federazione, dai vertici fino ai dirigenti, invece tutto tace.

Tutto tace, comunicazione a zero, nessun intervento presidenziale a tutela del nostro rugby (che sarebbe il vero mestiere di un Presidente). Perchè della onorabilità, della immagine e della vita del rugby italiano chissenefrega, l’importante è salvare la pelle dei maggiorenti. E se poi sono pure coinvolte due delle maggiori Società italiane il chissenefrega si amplia di proporzioni, forse perchè quelle lì non hanno baciato la sacra pantofola.

LA COPPA CHE DIVIDE La Serie A Elite Cup, annunciata con modalità e calendario proprio in questi giorni,  più che un torneo sembra uno spot elettorale della appena annunciata ricandidatura dell’attuale Presidente Marzio Innocenti, una sorta di celodurismo atto a dimostrare chi comanda qui.

La FIR non è riuscita a portare tutti i club di Elite verso questa strana invenzione di torneo, solo cinque su nove alla fine vi hanno aderito. Così il vertice federale l’ha imposta con questa formula ridotta, ha preferito spaccare tutto, una prova di forza, una scelta coscientemente e palesemente divisiva per il rugby, uno occasione di scontro voluta e programmata dalla Federazione.

Il bene del rugby è un’altra cosa ma ormai dai vertici della Federazione vengono troppo spesso solo intenti di scontro o fortemente divisivi. Sarà il potere dei soldi, sarà che non gliene va dritta una che sia una, però fare così non fa bene a nessuno

DUE SCHIAFFI PER FIR IN SEMIFINALE  Mentre sull’Italia mondiale è sceso un silenzio enorme con le massime cariche federali per una volta avare di commenti, ci sono invece ben due conoscenze italiane nella semifinale RWC23 fra Argentina e All Blacks, sono entrambe lato sudamericano ma entrambe sono un simbolo del momento “no” fra il nostro rugby e l’illuminato gotha FIR.

Il primo è l’ottimo Thomas Gallo  che ha firmato per la Benetton nel 2020, l’intenzione era quella di renderlo eleggibile per l’Italia vista la sua origine tricolore (il nonno paterno) me nel 2021 il ragazzo ha scelto l’Argentina ed ora si gioca da titolare niente meno che una semifinale mondiale lasciando gli strateghi federali con un palmo di naso.

Il secondo invece, apriti cielo, questo è uno smacco immenso per la FIR e per i suoi dirigenti che, si sa, vedono il campionato italiano come uno palestrina per accademici o, più frequentemente, una cosa da dimenticare. Si tratta del mediano di mischia della Rugby Rovigo Delta Lautaro Bazan Velez  che appunto passa dalla Serie A Elite al campo della prestigiosa semifinale RWC23 partendo dalla panchina con il numero 21.

Quindi i giocatori di Serie A Elite, se ben allenati, possono andare anche ai Mondiali e giocarsi magari una semifinale, urca che botta!

Perchè si sono scritte queste tre cose oggi? Quando ci sarà un vero successo di questa FIR saremo i primi a festeggiare perchè qui si fa il tifo per il nostro rugby, tutto intero, senza nessuna esclusione. Ma fino a quando la spocchia federale supererà di gran lunga la presenza di un risultato reale anche minimo non si trova un motivo per non farvelo notare.

Viva il rugby italiano.

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