E’ stato ad una conferenza stampa di presentazione del massimo campionato italiano, allora TOP10, la prima presentazione di Marzio Innocenti Presidente Federale neoeletto. In quella occasione il Presidente fece due cose, la prima, che è ancora oggetto di analisi che serve uno bravo per capire, fu un pesante attacco frontale portato dal presidente ai club del massimo campionato. Una situazione che dura ancora oggi e che ha prodotto solo macerie, ma non è l’argomento di oggi.
La seconda è una bugia, perché oggi è palese che è una bugia, chissà se lo era fin dal primo giorno, ma quel racconto, quello scenario, rivelatosi poi assolutamente inapplicato, era una promessa fatta ai ragazzi che giocavano quel campionato, allora Top10 oggi Serie A Elite.
In quella occasione fu raccontato di come tutti i ragazzi che giocano a rugby, in prima linea proprio i ragazzi del massimo campionato italiano, da allora in poi avrebbero potuto ambire a qualcosa di più, ambire addirittura alla maglia azzurra, perchè lo sguardo federale, secondo quella narrazione, si sarebbe allargato, la Federazione avrebbe avuto occhi per tutti, la FIR avrebbe creato strutture per capire, conoscere e seguire i talenti del massimo campionato italiano. Una idea tecnicamente arguta , rivoluzionaria rispetto al precedente assetto, molto bella nella sua radice che tutti potessero avere una chance (oltre ad un intelligente allargamento dello mappa di osservazione).
Invece è stata una promessa mai rispettata, oggi che il tempo è scaduto possiamo dire che, per i contenuti e per le persone a cui è stata rivolta, è una insopportabile bugia.
Tanto lo so che se questo racconto lo dovessimo inserire in un contesto “politico”, come piace tanto ai Federali e forse anche al Presidente, si scatenerebbe la solita sequenza di “è tutta colpa dei club“, “loro (i club) sono inadeguati“, “loro (sempre i club) non hanno i soldi“, “loro (ancora quelli lì cattivoni) non vogliono fare…” “loro (uffa) non vogliono dire…” “loro (solo loro) non vogliono collaborare…” insomma “loro (i club) non vogliono sottomettersi all’articolo quinto..” .
Quindi questa brutta storia di questa insopportabile bugia non buttiamola in “politica”, guardiamola invece dal lato di chi era incluso nella promessa, di chi ci ha creduto. Di chi il giorno dopo ha martellato di più in allenamento perchè magari poteva toccare anche a lui di essere visto. Invece… non è mai stato così.
Nelle settimane successive, nei mesi successivi, negli anni successivi invece di vedere un’apertura verso quello scenario promesso si è dovuto constatare non che nulla era cambiato rispetto a prima, ma semmai che le strade di questi ragazzi del massimo campionato italiano verso una loro visibilità si erano ancora più ristrette, erano diventate ancora più impossibili, fino ad oggi che sono di fatto precluse totalmente e nessuno ci pensa più.
Oggi la FIR ha, oltre a tutto quello che già esisteva prima, ha anche le Accademie delle Franchigie e gli accademici (23 per ora ma cresceranno) la FIR vuole che questi sostituiscano nei Club di Serie A Elite (all’esatto opposto di quella promessa) e nei tabellini delle loro partite i ragazzi dei club; si deve infatti garantire agli accademici minutaggio, così come a tutti gli accademici e azzurri di tutte le molte Nazionali (siamo arrivati alla Under17…?) fino alla Under23. Questo nel nome della loro accademicità e della scelta prioristica ed aproristicamente eccellente delle scelte dei meravigliosi ed infallibili tecnici della FIR.
I giocatori del massimo Campionato italiano sono oggi totalmente out, ad ogni livello di età, esattamente il contrario di quanto raccontato. Certe promesse non rispettate, anche per le persone a cui sono rivolte, sono già di per se brutte, vederle finire così fa male, le fa diventare insopportabili.
Eppure questi ragazzi della Serie A Elite, questi invisibili giocatori di rugby, rimangono forse fra i migliori del nostro rugby, forse nessuno come loro interpreta davvero il nostro sport: giocano sempre e solamente per la loro maglia, per il proprio Club, per la sua storia e tradizione, per la sua gente. Giocano senza ambizione personale che non sia quella di superare il loro limite atletico o tattico e metterlo al servizio di un risultato positivo per i loro colori. Ecco, loro si, fanno la storia del nostro rugby di base. Perchè è questo il vero rugby di base.
E se qualcuno ha detto a questi invisibili del rugby una bugia è stato appunto un “qualcuno”, non è stato il rugby che è da sempre e rimarrà per sempre lo sport più sincero del mondo. Senza alcun dubbio: forza rugby.
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