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AFFARI ESTERI

C’E’ LA COPPA DELLE NAZIONI. SPERIAMO IL MONDO NON INCIAMPI

Pare sia cosa fatta, la “Coppa delle Nazioni” o League of Nations, come l’aveva chiamata l’ex  Vice President di World Rugby Augustin Pichot (clicca e leggi qui per saperne di più), è ad un passo dalla sua approvazione. Ne dà notizia il “The Times” a firma Lowe Alex – Kelleher Will, che è un po’ una sicurezza.

Non c’è il nome di questo torneo, in questi giorni c’è però l’incontro dei grandi capi ovali del globo per decidere più “come” si fa che non “se” si fa.  E’ un un campionato per nazioni, metterebbe a confronto quelle del Sei Nazioni e quelle del  The Championship con l’aggiunta di Giappone e Fiji. Un titolo da giocare ogni due anni,  con un pugno di partite che sostituirebbero le poco redditizie finestre internazionali d’estate e di Novembre.

Addio ai Test Match per come li abbiamo visti fino ad ora, niente più sfide per il gusto della sfida, ci sarà una classifica ed un titolo da raggiungere (che è roba che fa cassa) , “secondo le proiezioni, la nuova competizione porterebbe ad un aumento dei ricavi del 40% rispetto a quelli generati dall’attuale calendario degli incontri“. Piatto ricco….

Si terrebbe ogni due anni per non disturbare la Rugby World Cup ed il tradizionale Tour dei British Lions. Nulla cambia per il Sei Nazioni.

Per questo campionato delle Nazioni (Inghilterra, Francia, Galles, Italia, Irlanda, Scozia, Sudafrica, Nuova Zelanda, Argentina, Australia, Giappone, Fiji) ci sarebbe anche una possibilità di retrocessioni da giocarsi con le vincenti di un torneo simile, un  “Challenge”,  che nelle stesse finestre vedrebbe confrontarsi le Nazioni di seconda fascia: Samoa, Tonga, Stati Uniti, Canada, Uruguay, Cile, Namibia, Georgia, Romania, Spagna, Portogallo e Paesi Bassi.

L’iniziativa prende il via dopo che era stata bocciata nel 2019 una formula molto simile, le federazioni internazionali approfittano di un momento di vera debolezza non solo politica del mondo dei “club” del rugby i quali avevano ed hanno una idea simile con un campionato mondiale per club.

Perchè sono i “club” il principale problema dei capi di World Rugby e sodali. Non va infatti dimenticato che i contratti dei giocatori sono firmati con i club e così anche i recuperi per infortuni e tutto quello che segue. Ogni volta che un giocatore disputa un match con la sua Nation è un match che lui gioca in meno per il suo club. Verosimilmente è anche un match in meno, o comunque un match con scarso appeal, visto la mancanza dei super-campioni, per il club: quindi incassi in meno. Non si sa come è stato risolto questo problema ma sicuramente una soluzione l’avranno pensata (staccheranno un assegno).

E così il rugby si sposta sempre di più verso due direzioni elitarie: le Nazioni come vere espressioni mondiale del rugby al posto dei club, le Nazioni di Tier 1 sempre più avviluppate e chiuse su se stesse e lontane dal poco redditizio mondo delle altre.

Le Nations di Tier2 in effetti sono quelle che pagherebbero il conto. Perchè chiudere quelle finestre di Test Match significa precludere la possibilità a Nazioni di Tier2 di giocare e confrontarsi con le “migliori”, significa inoltre (e soprattutto)  limitare pesantemente i loro incassi (per gli USA non è la stessa cosa un Test Match con All Blacks o Sudafrica oppure una partita di Challlenge con Canada o Spagna), limitando di conseguenza la loro crescita.

Vedremo cosa accade, a livello strategico la spaccatura pare evidente ed è la fame di denaro delle grandi il vero traino della proposta. Comunque andare avanti è un dovere, il cambiamento aumenta le consapevolezze, vedremo quali saranno.

Il mondo deve camminare  guardando avanti, speriamo non inciampi, se accade, che non si faccia male.

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